Leggi bene l’etichetta

Una delle domande più ricorrenti tra i consumatori riguarda la provenienza del latte. Come scegliere una confezione di latte alimentare? Vi aiutiamo, allora, a leggere attentamente l’etichetta per reperire tutte le informazioni necessarie.

La bottiglia a marchio Centrali del Latte di Calabria

Le informazioni sulle modalità di conservazione, i consigli d’uso e la certificazione sul benessere animale.

Il marchio più famoso in regione per il latte fresco è Centrali del Latte di Calabria. Potete trovare le bottiglie da 1 o 1,5 litri nel banco frigo degli alimentari e dei principali supermercati. 

Sul retro della bottiglia ci sono tutte le informazioni sull’origine del latte, oltre all’indicazione dello stabilimento dove il latte è stato lavorato e confezionato.

Il partner Granarolo

Granarolo, la più importante azienda italiana del settore lattiero-caseario con diversi stabilimenti in Italia, come Bologna, Gioia del Colle, Vernate, Soliera e Castrovillari, utilizza latte di origine italiana con il marchio nazionale. Come fare, quindi, ad acquistare una bottiglia di latte con origine Italia, a marchio Granarolo, lavorato in Calabria?

Lo stabilimento di produzione

Sul retro della bottiglia si trova la legenda con tutti gli stabilimenti di produzione possibili e le lettere corrispondenti, la zona di mungitura che definisce il luogo di origine del latte, i consigli d’uso e le modalità di conservazione. Conoscere tutti questi aspetti è importante per comprendere cosa c’è dietro una bottiglia di latte.

Il latte UHT

Sull’etichetta sono presenti le informazioni sullo stabilimento di produzione, i valori nutrizionali e il materiale della bottiglia

Per quanto riguarda, invece, le bottiglie di latte Granarolo a lunga conservazione come quello scremato o parzialmente scremato, gli stabilimenti sono quelli di Bologna, Soliera (MO), Gioia del Colle (BA) e Castrovillari (CS).

Vi ricordiamo, infine, che sull’etichetta trovate anche i dati sul contenuto nutrizionale del latte, ovvero la percentuale di grassi, carboidrati, proteine e zuccheri.

Tutte queste informazioni, grazie alla tracciabilità, offrono al consumatore la possibilità di effettuare una scelta d’acquisto consapevole, responsabile ed orientata alla valorizzazione territoriale delle produzioni sia per l’origine del latte utilizzato che per il sito di trasformazione coinvolto nella lavorazione e confezionamento.

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Etichetta alimentare: cosa dice il nuovo regolamento europeo

L’Unione Europea ha approvato il Regolamento n. 1169/2011 sull’indicazione in etichetta dell’origine degli alimenti. Il provvedimento farà decadere i quattro decreti italiani sull’etichettatura d’origine di latte e formaggi, pasta, riso e derivati del pomodoro, creando così non pochi problemi alle imprese che hanno investito in questi mesi per adeguarsi alla nuova normativa.

Cosa dice il regolamento europeo sulle etichette alimentari

Il regolamento, approvato da tutti i paesi membri dell’Unione europea, esclusi Germania e Lussemburgo che si sono astenuti, entrerà in vigore ad aprile 2020. Ma cosa prevede nello specifico la nuova normativa europea? I produttori dovranno indicare sull’etichetta alimentare l’origine della materia prima quando il luogo di provenienza dell’alimento è indicato – o anche semplicemente evocato – e non è lo stesso di quello del suo ingrediente primario. Nel caso del settore lattiero-caseario, ad esempio, dovrà essere indicata l’origine del latte sull’etichetta di derivati come mozzarelle e ricotte se il latte proviene da un Paese diverso dall’Italia.

Il regolamento intende rafforzare il principio di trasparenza in favore dei consumatori, ma in realtà risulta essere più debole rispetto all’attuale disciplina italiana in materia di etichettatura obbligatoria. Viene lasciata, infatti, moltissima flessibilità ai produttori sulla portata geografica del riferimento all’origine (da Ue/non Ue, fino all’indicazione del Paese o della regione). In questo modo diventa a tutti gli effetti un sistema volontario di etichetta trasparente che mal si adatta quindi all’esigenza di proteggere e valorizzare le produzioni locali.

Gli aspetti critici

C’è poi un altro aspetto molto critico del regolamento europeo. Il provvedimento non si applica ai prodotti DOP, IGP e STG, né a quelli che hanno un marchio registrato. Proprio quest’ultimo è l’elemento di maggiore criticità del regolamento, contestato, anche piuttosto aspramente, delle associazioni di categoria come la Coldiretti. “Pronunciandosi a favore dell’etichettatura di origine rimessa, di fatto, all’arbitraria decisione degli operatori alimentari, ancora una volta la Commissione – sottolinea la Coldiretti – ha scelto un compromesso al ribasso che favorisce gli inganni e impedisce scelte di acquisto consapevoli per i consumatori europei“.

La scelta di non applicare il regolamento a quei prodotti con marchio registrato può rappresentare, ad esempio, un duro colpo per chi combatte il falso Made in Italy, fenomeno molto diffuso soprattutto in Cina e negli Stati Uniti, ma presente anche sul mercato europeo.

Che fine faranno i decreti italiani sull’etichettatura obbligatoria?

Un’ultima questione che il Mipaaf sarà chiamato a chiarire nei prossimi giorni riguarda la decadenza dei 4 decreti ministeriali su latte e formaggi, pasta, riso e derivati del pomodoro. Nei testi dei decreti, infatti, si dice che perderanno la loro efficacia “dal giorno della data di entrata in vigore degli atti esecutivi ai sensi dell’art. 26, paragrafi 5 e 8, del regolamento (Ue) n. 1169/2011“.
La normativa italiana in materia di etichetta alimentare trasparente subirebbe così grossi stravolgimenti: si passerebbe di fatto da un sistema di etichettatura obbligatoria o uno di etichettatura volontaria.

Su questo punto è intervenuto Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Italiane: “Le cooperative agricole che indicavano l’origine italiana della materia prima sui loro prodotti in maniera volontaria ancor prima della emanazione dei decreti ministeriali, continueranno a rispettare le disposizioni nazionali sull’origine, per valorizzare il prodotto dei loro soci e per rispondere alle esigenze di trasparenza dei consumatori“.

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Latte: fine delle proroghe, il Made in Italy sbarca sulle etichette

È scaduto il termine di 180 giorni per smaltire le scorte di prodotti lattiero-caseari che non contenevano sull’etichetta l’indicazione d’origine del latte. Da oggi, dunque, l’etichettatura obbligatoria diventa definitiva.

La norma che tutela il Made in Italy

Ad annunciarlo è Coldiretti, sottolineando come il decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari”, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, diventa adesso valido per tutti i produttori.
L’intento del decreto è tutelare il Made in Italy di fronte all’invasione sempre più cospicua di prodotti lattiero-caseari realizzati con latte proveniente dai paesi esteri. Grazie alla nuova etichetta, invece, i consumatori potranno conoscere la provenienza della materia prima ed il luogo di trasformazione e scegliere così di acquistare il latte, ma anche il burro, i formaggi e lo yogurt prodotti in Italia.

Le diciture sulle etichette

Sulle etichette troverete le seguenti diciture:

  • Paese di mungitura: nome del Paese nel quale è stato munto il latte”;
  • Paese di condizionamento o trasformazione: nome del Paese in cui il prodotto è stato condizionato o trasformato”.

em8a3427Il nuovo assetto normativo sarà uno strumento molto importante per proteggere sia i produttori che i consumatori italiani. Questi ultimi, infatti, sono sempre più sensibili alla questione dell’origine dei prodotti alimentari. Non è un caso che nella consultazione pubblica effettuata dal Ministero delle Politiche Agricole il 95% degli intervistati abbia definito molto importante riportare l’origine della materia prima sulle etichette del latte fresco.
Oggi i consumatori sono disposti anche a spendere di più per acquistare prodotti italiani, sostenibili e sicuri. Ecco perché avere uno strumento di salvaguardia come l’etichettatura obbligatoria è senza dubbio un passo importante verso la crescita del nostro settore lattiero-caseario e verso una maggiore tutela dei consumatori e delle loro scelte alimentari.

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Latte: indicazione d’origine obbligatoria per tutti i prodotti lattiero caseari

Dal 19 aprile diventerà obbligatoria l’indicazione dell’origine delle materie prime per tutti i prodotti lattiero caseari commercializzati in Italia. 

Cosa va nell’etichetta

Il Ministero delle Politiche agricole ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto a tutela del Made in Italy che si applicherà al latte vaccino, ovi-caprino, bufalino e di altra origine animale.
Oltre al latte, dunque, anche sulle etichette di prodotti come lo yogurt, il burro, la mozzarella ed i formaggi dovrà essere indicata la provenienza delle materie prime. Il decreto stabilisce, inoltre, che l’indicazione d’origine dovrà essere esplicitata sulle confezioni in maniera chiara, visibile e facilmente leggibile.
Nello specifico, tutte le confezioni di prodotti lattiero-caseari dovranno presentare le seguenti diciture:

  • Paese di mungitura: nome del Paese nel quale è stato munto il latte”;
  • Paese di condizionamento o trasformazione: nome del Paese in cui il prodotto è stato condizionato o trasformato”.

L’origine del latte

Se il Paese di mungitura e di trasformazione è lo stesso, può essere utilizzata una sola dicitura (ad esempio “Origine del Latte: Italia”). Qualora, invece, la fasi di mungitura e trasformazione vengano svolte in paesi europei diversi, dovranno essere usate le dizioni “Latte di Paesi Ue” e “Latte condizionato o trasformato in Paesi Ue”.
Per il latte proveniente da realtà non appartenenti all’Unione Europea, invece, va utilizzata la dicitura “Origine del Latte: Paesi non UE”.
Il decreto non si applica al latte fresco e ai prodotti Dop e Igp che possiedono già dei disciplinari in materia di tracciabilità e origine delle materie prime.

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