“Il latte fa male” in cima alla classifica delle fake news alimentari
Il problema delle fake news sta sconvolgendo non solo il mondo dell’informazione e della politica, ma anche il settore agroalimentare. Ogni giorno circolano in rete notizie allarmistiche sulle proprietà degli alimenti, sulla loro origine e sugli effetti sulla nostra salute.
Le fake news alimentari
Siamo di fronte a vere e proprie fake news alimentari che abbracciano diversi settori ed interessano da vicino anche il comparto lattiero caseario. Secondo un’indagine di Coldiretti/Ixè al primo posto nella top ten delle bufale alimentari c’è la convinzione che il latte faccia male alla salute dell’uomo.
Negli ultimi anni si è diffuso, specie sul web, il credo che il latte sia dannoso per l’uomo nella sua fase adulta, essendo quest’ultimo l’unico animale che si nutre di latte per tutta la vita. In realtà, come è stato spiegato da diverse ricerche scientifiche, nel corso degli anni nel nostro organismo è maturata una mutazione genetica che permette anche agli adulti di digerire il latte attraverso la produzione di uno speciale enzima in grado di scindere il lattosio.
La comunità scientifica contro The China Study
Ha fatto scalpore a tal proposito la pubblicazione di The China Study, un’indagine svolta negli Ottanta in Cina che porta avanti la tesi di una correlazione tra l’assunzione di determinati cibi e le malattie cardiovascolari e i tumori.
Sotto accusa c’è anche la caseina, ovvero la proteina contenuta nel latte e nei formaggi, che secondo questo studio sarebbe cancerogena. Sia la comunità scientifica che l’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), però, hanno definito The China Study come inattendibile, accusando l’autore del libro, T. Colin Campbell, di avere effettuato un’analisi selettiva delle prove scientifiche.
In merito, ad esempio, alla presunta correlazione tra l’assunzione di caseina e lo sviluppo di tumori, l’Airc dice che “un effetto analogo è ottenuto con proteine del grano, se a queste si aggiunge l’amminoacido lisina, che consente all’organismo di produrre autonomamente la caseina. In pratica non importa se la caseina proviene da una fonte animale o è prodotta a partire da un’altra proteina vegetale: quello che conta è la capacità dell’organismo di produrne a sua volta, fornendo un nutrimento al tumore”.