“Il latte fa male” in cima alla classifica delle fake news alimentari

Il problema delle fake news sta sconvolgendo non solo il mondo dell’informazione e della politica, ma anche il settore agroalimentare. Ogni giorno circolano in rete notizie allarmistiche sulle proprietà degli alimenti, sulla loro origine e sugli effetti sulla nostra salute.

Le fake news alimentari

Siamo di fronte a vere e proprie fake news alimentari che abbracciano diversi settori ed interessano da vicino anche il comparto lattiero caseario. Secondo un’indagine di Coldiretti/Ixè al primo posto nella top ten delle bufale alimentari c’è la convinzione che il latte faccia male alla salute dell’uomo.
Negli ultimi anni si è diffuso, specie sul web, il credo che il latte sia dannoso per l’uomo nella sua fase adulta, essendo quest’ultimo l’unico animale che si nutre di latte per tutta la vita. In realtà, come è stato spiegato da diverse ricerche scientifiche, nel corso degli anni nel nostro organismo è maturata una mutazione genetica che permette anche agli adulti di digerire il latte attraverso la produzione di uno speciale enzima in grado di scindere il lattosio.

La comunità scientifica contro The China Study

Ha fatto scalpore a tal proposito la pubblicazione di The China Study, un’indagine svolta negli Ottanta in Cina che porta avanti la tesi di una correlazione tra l’assunzione di determinati cibi e le malattie cardiovascolari e i tumori.
Sotto accusa c’è anche la caseina, ovvero la proteina contenuta nel latte e nei formaggi, che secondo questo studio sarebbe cancerogena. Sia la comunità scientifica che l’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), però, hanno definito The China Study come inattendibile, accusando l’autore del libro, T. Colin Campbell, di avere effettuato un’analisi selettiva delle prove scientifiche.

In merito, ad esempio, alla presunta correlazione tra l’assunzione di caseina e lo sviluppo di tumori, l’Airc dice che “un effetto analogo è ottenuto con proteine del grano, se a queste si aggiunge l’amminoacido lisina, che consente all’organismo di produrre autonomamente la caseina. In pratica non importa se la caseina proviene da una fonte animale o è prodotta a partire da un’altra proteina vegetale: quello che conta è la capacità dell’organismo di produrne a sua volta, fornendo un nutrimento al tumore”.

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Latte: indicazione d’origine obbligatoria per tutti i prodotti lattiero caseari

Dal 19 aprile diventerà obbligatoria l’indicazione dell’origine delle materie prime per tutti i prodotti lattiero caseari commercializzati in Italia. 

Cosa va nell’etichetta

Il Ministero delle Politiche agricole ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto a tutela del Made in Italy che si applicherà al latte vaccino, ovi-caprino, bufalino e di altra origine animale.
Oltre al latte, dunque, anche sulle etichette di prodotti come lo yogurt, il burro, la mozzarella ed i formaggi dovrà essere indicata la provenienza delle materie prime. Il decreto stabilisce, inoltre, che l’indicazione d’origine dovrà essere esplicitata sulle confezioni in maniera chiara, visibile e facilmente leggibile.
Nello specifico, tutte le confezioni di prodotti lattiero-caseari dovranno presentare le seguenti diciture:

  • Paese di mungitura: nome del Paese nel quale è stato munto il latte”;
  • Paese di condizionamento o trasformazione: nome del Paese in cui il prodotto è stato condizionato o trasformato”.

L’origine del latte

Se il Paese di mungitura e di trasformazione è lo stesso, può essere utilizzata una sola dicitura (ad esempio “Origine del Latte: Italia”). Qualora, invece, la fasi di mungitura e trasformazione vengano svolte in paesi europei diversi, dovranno essere usate le dizioni “Latte di Paesi Ue” e “Latte condizionato o trasformato in Paesi Ue”.
Per il latte proveniente da realtà non appartenenti all’Unione Europea, invece, va utilizzata la dicitura “Origine del Latte: Paesi non UE”.
Il decreto non si applica al latte fresco e ai prodotti Dop e Igp che possiedono già dei disciplinari in materia di tracciabilità e origine delle materie prime.

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