Latte al cioccolato? Per il 7% degli americani viene prodotto dalle mucche marroni

I bambini lo adorano e anche i più grandi, quando possono, ne bevono volentieri un bicchiere. Il latte al cioccolato è una bevanda particolarmente apprezzata da grandi e piccini e rappresenta certamente una delle immagini più iconiche della nostra infanzia. Eppure non tutti sanno come viene prodotto, anzi c’è di più: molti credono addirittura derivi da alcune mucche particolari, nello specifico da quelle di colore marrone.

Ce lo dice una ricerca effettuata dall’Innovation Center of US Dairy, secondo la quale addirittura il 7% degli intervistati di nazione americana pensa che il latte al cioccolato venga dalle mucche marroni. A crederlo non sono bambini ma adulti, dal momento che l’indagine è stata svolta su un campione di 1.000 persone con più di 18 anni di età. Sempre secondo questa ricerca, il 48% non sa da dove viene latte il latte al cioccolato e di conseguenza come viene prodotto.

Questi dati evidenziano, dunque, una scarsa se non addirittura inesistente conoscenza di come funzioni la filiera del latte. Siamo di fronte ad un chiaro problema di educazione alimentare che, purtroppo, è presente anche in Italia e noi di Assolac ne siamo testimoni.
Spesso, infatti, nella fattoria didattica gestita da un nostro socio, i fratelli Garrafa, i bambini chiedono di poter conoscere “la mucca che fa il latte al cioccolato”. Questo perché i bambini, com’è noto, non vivono più da vicino la realtà delle zone rurali, né tanto meno conoscono il funzionamento delle filiere agricole.

Diventa, dunque, necessario incentivare i percorsi di educazione alimentare all’interno delle scuole, dando la possibilità ai più piccoli di visitare in prima persona le stalle e di assistere così all’intero processo produttivo, dalla mungitura alla fase di lavorazione del latte, fino ad arrivare alla partenza degli automezzi della distribuzione.
L’età dell’infanzia è il periodo delle domande e della grande e insaziabile sete di conoscenza: sta a noi fornire ai bambini risposte esaustive, facendo comprendere loro quanto sia importante sapere cosa mangiamo e pretendere, di conseguenza, prodotti sani, tracciabili e, in via definitiva, di alta qualità.

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I formaggi italiani leader del mercato americano

I formaggi italiani sono quelli più venduti negli Stati Uniti. Lo dicono i dati del Dipartimento americano del commercio secondo il quale nel 2016 sono stati importati negli Usa 34.894 tonnellate di formaggio proveniente dall’Italia, con una crescita dell’8% rispetto al 2015.

Il Made in Italy alimentare si conferma, dunque, particolarmente apprezzato nel continente americano dove primeggia anche grazie alle vendite di vino.
Il settore lattiero caseario deve, però, fronteggiare diversi problemi. Una delle questioni principali è quella dell’Italian Sounding, ovvero l’imitazione di prodotti Made in Italy attraverso l’utilizzo di nomi che ricordano le specialità nostrane. Parliamo di una grave forma di concorrenza sleale e di raggiro nei confronti dei consumatori che ha un giro d’affari mondiale di ben 60 miliardi di euro e che costa all’Italia oltre 300.000 posti di lavoro. Una delle specialità maggiormente imitate è il Parmigiano Reggiano che vede nel “Parmesan” e nel “Parmeggiano” alcuni dei suoi quasi omonimi più noti.

Nonostante i tentativi di imitazione e nonostante l’assenza di un accordo di libero scambio, i formaggi italiani continuano comunque ad essere quelli maggiormente importati. Secondo i dati forniti dall’Ice circa un quarto dei formaggi importati dagli Stati Uniti proviene dall’Italia; seguono la Francia con una quota del 13% e la Spagna con il 7%.
Il valore delle importazioni di formaggi italiani negli Usa è pari a 280 milioni, una cifra in grande espansione grazie soprattutto al successo dei nostri marchi nelle grandi città americane come New York, San Francisco e Boston, metropoli dove è più forte il richiamo in termini di marketing dei maggiori brand caseari italiani.

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